Rassegna Stampa

Caccia ai clienti? Col passaparola e su internet

«Per quante liberalizzazioni si possano fare nessuno ci dice come comportarci nel concreto. E alla fine restiamo sotto la spada di Damocle dei consigli degli Ordini che, rifacendosi a un concetto più o meno restrittivo di decoro e dignità, possono comunque dirci: questo comportamento non va bene» [il Secolo XIX, 1.9.2012]

L’avvocato Chiara Romeo è stata un’apripista nello svecchiamento della professione forense a Genova nel nome del marketing: aprendo nel 2005 in via Ravecca “Il Negozio Giuridico”

Prima era un piccolo ufficio con un cartello,poi è diventato (anche) un sito web che si presenta come «Il primo ambulatorio legale italiano, nato nell’aprile 2005, che si fonda su una visione non litigiosa dellaprofessioneforense,in funzione preventiva e conciliativa delle controversie».

Avvocato, fino a oggi la pubblicità era vietata per voi e per tutti i professionisti. Con queste nuove norme cambia il marketing delle professioni?

«Non in modo così evidente, in realtà la pubblicità nel campo delle professioni è sempre stata basata sul passaparola e secondo me sarà sempre così: vai da un medico perchéèstatocapacedicurarebenetua madre,tuofratello,untuocaroamico. Ti fidi, ritieni che sia una persona competente. E lo scegli».

Adesso il passaparola è soprattutto sul web. In rete, senza alcun filtro, si segnalano le cose positive e si punta il dito contro le cose negative.

«E sul web si trovano anche le bufale, la gente lo sa. E per questo, al momento delle scelte, sono sempre validi i vecchi sistemi. Il contatto umano».

I professionisti rischiano di sbagliare e la gente chiede i danni. Un’altra novità è l’assicurazione obbligatoria.

«Iol’ho sempre avuta e tantissimi colleghi hanno sempre fatto lo stesso. È uno specchio della crisi: in tempi difficili c’è chi cerca di strappare qualcosa in tutti i modi. Se si guardano le statistiche, si scopre che aumentano anche le denunce dei sinistri automobilisti».

Alcuni suoi colleghi,non genovesi,stanno facendo una campagna pubblicitaria martellante per invitare a denunciare i casi di malasanità. E chiedere i danni».

«La verità è che i professionisti si stanno assumendo responsabilità esagerate. Fare il medico rischia di essere impossibile. E guardi che la stragrande maggioranza dei professionisti sono persone serie».

Questione di immagine pubblica, allora. Farsi pubblicità può aiutare. Per voi avvocati cambierà qualcosa?

«Io credo che alla fine saremo tutti molto cauti. Tutto viene comunque ancora ricondotto agli ordini professionali e il concetto di “dignità e decoro” che va rispettato è assolutamente opinabile. Un ordine professionale può ritenere che rientri in questa categoria un comportamento che, in un'altra parte d’Italia, non viene preso in considerazione».

Come il senso del pudore quarant’anni fa e le decisioni di diversi pretori. «Appunto. In questa situazione è meglio comportarsi in modo soft».

Niente pubblicità in tivù, sui cartelloni e sui giornali? «Brochure e sito internet credo possano bastare a presentare i servizi professionali. E non credo che un manifesto di tre metri per cinque possa portare più clienti a uno studio: non è lesivo della dignità professionale e sequalcuno lo userà per farsi conoscere non ci vedo niente di male».

Bruno Viani 

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